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Perchè valutare un docente?
Inizio da una esperienza personale, vecchia ma tuttora istruttiva… parliamo di quasi 30 anni fa, quando muovevo i primi passi come consulente e formatore aziendale. I contratti che dovevo firmare riportavano una clausola che anche oggi farebbe rabbrividire molti miei colleghi della Scuola Pubblica: se la valutazione dei corsisti, rilevata da un questionario a fine corso, non avesse superato un livello minimo (neanche tanto basso, 4 su 5 come media) il mio compenso si sarebbe limitato al solo rimborso spese per la trasferta, e soprattutto avrei detto addio ad ogni futura attività in quella specifica azienda! La primissima volta un brivido percorse la mia schiena, poi mi sono reso conto che si trattava di uno strumento legittimo ma soprattutto utile per il “controllo della qualità” del servizio erogato.
Ma quella era formazione aziendale destinata ad adulti. Potrebbe mai un meccanismo di questo genere essere trasportato nella Scuola Pubblica? Pottrebbe mai il destino professionale di un docente essere totalmente nelle mani dei suoi alunni? Probabilmente no, anche se alla fine i migliori giudici sulla qualità di un “servizio” sono proprio i fruitori di un tale servizio… D’accordo d’accordo, il rapporto che si instaura tra alunno e docente non è riducibile alla parola “servizio”, ma allora quanti sono i docenti che quotidianamente vanno davvero oltre il “servizio” prestato presso il loro Istituto? E non sto parlando di ore di lavoro (che certamente vanno ben oltre le 18 contrattuali) ma di motivazioni, entusiasmo e voglia di mettersi alla prova!
Più faccio questo meraviglioso mestiere, più mi convinco che la vera rinascita della Scuola italiana passa innanzitutto attraverso una seria autocritica da parte proprio di noi docenti.
E’ facile scagliarsi contro il cosiddetto “preside sceriffo”, è ancora più facile lamentarsi delle strutture scolastiche che mortificano gli sforzi di dirigenti, docenti e studenti… ed è altrettanto facile esporre come una medaglia i tanti anni di insegnamento che chissà perchè dovrebbero rappresentare il miglior biglietto da visita, anche in questi tempi di rinnovamento… Un insegnante che ha tanta esperienza deve essere per forza bravo. Ma quando mai!
Meno facile è comprendere che se la Scuola va male, sarà anche colpa del Ministro di turno e di decenni di tagli alle spese per l’Istruzione, ma è soprattutto colpa di chi fa scuola ogni santo giorno! Meno facile è voler ammettere che un qualunque processo di miglioramento deve passare attraverso ogni singolo componente della Comunità Scolastica, e non può non prevedere (pur semplificando molto) una fase di progetto, una di divulgazione, una di attuazione ed una di valutazione dei risultati ottenuti. Questo accade in tutti i settori, perchè mai non dovrebbe avvenire anche nella Scuola Pubblica, che tanti passi in avanti dovrebbe fare? Perchè nella Scuola Pubblica (come in tante PA) ci si aspetta che i miracoli partano dall’alto e si realizzino magicamente senza alcuno sforzo?
Le esperienze vincenti di tante Scuole (anche di frontiera), che nonostante le carenze strutturali riescono a “erogare un servizio” di altissimo livello, dovrebbero far riflettere; lì ci si pone degli obiettivi sensati, se ne progetta l’attuazione – magari progressiva – ed a un certo punto si valutano i risultati conseguiti, così da poter migliorare ulteriormente. La Scuola in Italia funziona laddove si riesce a creare una sorta di patto tra dirigenti, docenti, famiglie e gli stessi alunni, un patto basato sulla voglia di fare e di fare meglio ogni santo giorno, a tutti i livelli, senza se e senza ma! Le carenze strutturali sono certamente un ostacolo, ma gli ostacoli sono fatti per essere superati.
La forza della nostra Scuola è che di buoni docenti e di buoni dirigenti ce ne sono migliaia e migliaia. Ma ci sono anche tanti dirigenti ed insegnanti ignoranti, sconsolati, depressi e fannulloni: e tutti costoro si sentono al sicuro e possono tranquillamente continuare a fare quello che fanno: nulla, nel migliore dei casi. Già, perchè se è vero che un buon insegnante può cambiare in meglio la vita di uno studente, è vero anche il contrario! Quanti danni, spesso irreparabili, sono stati inferti a tanti studenti da parte di insegnanti incapaci?
Per questo tutti noi docenti dovremmo essere ben contenti di essere valutati, al termine di un virtuoso percorso di miglioramento opportunamente progettato, divulgato ed attuato. Chi lavora seriamente vede la valutazione come un momento di crescita personale e professionale e come l’acquisizione di nuove motivazioni, chi non lavora la teme come una malattia mortale.
Discutiamo sul come, ma per favore smettiamo di chiederci se un insegnante pubblico debba essere valutato!
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20 Settembre 2015 / Roberto Castaldo / 0
Categories: Didattica digitale, Scuola Pubblica
Tag:#labuonascuola, buona scuola, didattica, digitale, docente, fannulloni, insegnamento, insegnante, motivazione, rinnovamento, valutazione
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